giovedì 18 luglio 2013

Posted by Iride On 12:35

Da quando la crisi mi ha inserita nella fascia statistica dei "giovani" con una laurea inutilizzata, mi sono dovuta occupare dell'attività di famiglia. Il risultato è stato di imparare un mestiere e affrontare con relativo (in)successo alcune paure.
Primavera ed estate sono i periodi di maggiore attività per chi gestisce attività legate al verde, e nel mio vivaio c'è tanto da seminare, potare, rinvasare, concimare, disinfestare, pulire, che da un pò non ho tempo per altro. Sveglia alle prime luci (perchè a metà mattina fa già troppo caldo per alcune mansioni) e si comincia...
Cominciamo quindi dicendo che la bellezza della vita in campagna è un pidocchioso stereotipo pieno di melassa. Una gran fregatura alla tonno Rio Mare. Quindi se non avete un giardino di plastica e un grissino di cemento, la vita bucolica non è questa gran figaggine, checchè ne dicano le varie trasmissioni Qualcosa Verde o quei gran fattoni che abitano il Mulino Bianco.
Riempirsi di terra fino ai capelli, cambiarsi almeno tre volte al giorno, rovinarsi mani e unghie e collezionare graffi sudando copiosamente in quell'ambiente tropicale è un aspetto trascurato nella gloriosa apologia della vita agreste. 

Ma la parentesi reale è più o meno questa: prima di tutto, zanzare che non basterebbe l'Avis a sfamare, di un'aggressività inaudita e quasi immortali.
Creature ronzanti meno note che sembrano seguire una strategia militare mirando alle orecchie, poi piccole uova di Diosolosachecosa, e lucertole che scoprono la gravità atterrandoti sulla testa. Cimici, scarabei, forbicine, insetti pallina... e le formiche, che essendo formiche si sa hanno lo scopo di romperti l'anima arrampicandotisi addosso. (Tra l'altro da quando tempo fa a mia cugina di otto anni ne entrò una nell'orecchio rimanendovi due giorni, le affronto con terrore rinnovato).
I lombrichi, e le eleganti libellule dai colori elettrici: blu, rosse, verdi... grosse come  maledetti elicotteri. 

Così ogni volta che un ramo ti sfiora temi sia l'attacco vile e sadico di qualche bestia ignota.

Ma in cima a tutto ci sono le lumache, grassocce sornione che pensano di essere al supermercato mentre si aggirano rosicchiando le piante con la flemma dei pensionati. E le erbacce. Erbacce che crescono con maggior impegno non appena ti volti dall'altra parte. 

E sebbene mi sforzi di combattere lo stereotipo della donnetta che sviene alla vista di un ragno – io non svengo eh, perdo solo tre gradazioni di colore – la reazione alle piccole creature del mondo entomologo e affine è quasi sempre un acuto da sopranista.
E non m'importa un accipigna se anche loro hanno paura di me!!! XD

Certo bisogna dire che questo agghiacciante scenario ha anche le sue bellezze: l'odore della terra, il rumore soffice dell'acqua sulle foglie, la lavanda e la menta che alla prima umidità profumano intensamente, come la ninna nanna delle cicale nell'afa pomeridiana e i germogli che fanno timidamente capolino nel terriccio ripagandomi del sudore versato e facendomi sentire fiera come una madre e felice di vivere in tanta genuina bellezza. 

Finchè un calabrone non mi sfiora la faccia.

2 commenti:

  1. trovato il post di cui mi avevi scritto: bellissimo, davvero divertente! PS: nemmeno io svengo, eh? inizio soltanto a saltare e ad urlare come una bimbetta isterica ;)

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  2. ahahah siamo delle guerriere!! XD

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