giovedì 24 novembre 2011

Posted by Iride On 11:12
Andare per la prima volta a funghi e trovare un porcino 
di quasi mezzo chilo... 
risotto per tutti!!! :D


sabato 19 novembre 2011

Posted by Iride On 21:08
"..ma va bene così, me ne vado, perché io senza te, 
io RISPLENDO!"



sabato 5 novembre 2011

Posted by Iride On 12:55
Di Lars von Trier, presentato al 64° festival di Cannes.
Questo film mi ha lasciato un poco di malessere. Quel malessere che ti prende quando sei obbligata a riflettere su qualcosa cui non vuoi pensare per evitare paturnie infinite e inutili perchè senza risposta. Eppure è difficile esimersi, masochisticamente, una volta tornato alla mente il pensiero.
Melancholia è un film che da drammatico diventa catastrofico e apocalittico. Un film pieno di silenzi, molto lento, all'inizio letteralmente, con un lungo onirico slow motion. In seguito pur tornando alla classica frequenza di fotogrammi al secondo l'atmosfera è plumbea, pesante, si respira a fatica. 
Oltre alla già nota visione di un mondo riuscito male, governato da regole e scopi  assurdi e castranti, che rendono crudeli e infelici chi li ha creati, ho trovato importante la considerazione dell'idea "là fuori non c'è nessuno". Si contrappone coraggiosamente alle numerose visioni riguardo il nostro rapporto con gli alieni, a volte amici, nemici, vittime o carnefici. Un punto di vista molto realistico e quindi molto angosciante. Non posso non pensare all'ultimo film che ho visto trattare il tema, District 9, il quale propone una visione opposta ma allo stesso modo trucemente realistica. 



Nell'analisi odierna quindi si oscilla tra due possibilità poco rassicuranti: essere soli e persi nell'universo o, nel caso del famoso "contatto", riservare agli stranieri l'accoglienza che da sempre si offre a questi nel nostro mondo.
Personalmente io rifletto su una visione più classica. Mi consolerebbe sapere che non siamo soli, però confesso mi spaventi l'idea di un contatto prematuro. Non avendo elementi per pensare che essi ragionino poi troppo diversamente da noi, temo la legge del più forte. Noi che ancora preghiamo quando parte uno shuttle, non rischieremmo la fine degli indiani d'America?
Sarebbe (troppo) bello se ci fosse una pacifica razza superiore che ci osserva aspettando che raggiungiamo la velocità di curvatura.

Forse nel nostro piccolo pianeta ci sono troppi crucci per affollare la mente col pensiero di quello che può esserci o no là fuori, per ora. Eppure non è il malessere dell'ignoto quel piccolo buco che ci portiamo dentro e che soffochiamo con le trivialità quotidiane?

Ho trovato molto interessante anche il ruolo della fede, in questo film.  Quella nella scienza, che nasconde una paura atterrante. Un atteggiamento psicologico molto attuale dato dalla crisi delle religioni: se ne formano altre, sotto altro nome, in virtù di quell'elemento della psiche che è la fede e che non può essere prescisso.

Buon fine settimana, sperando di non averlo depresso ;)

Lunga vita e prosperità!
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