Ieri è stata una giornata penosa, conclusasi anche peggio.
L'amarezza nei confronti della ormai poca compassione umana nelle persone ha subito un rincaro di fronte al poco tatto dei medici del pronto soccorso, ma ha raggiunto il puro disprezzo in serata.
Tornata a casa più morta che viva dopo una giornata in giro per ospedali senza ricevere nessuna assistenza al mio dente rotto, per sfogarmi prostro le mani al computer e mi dedico al tanto terapeutico "cazzeggio", la dolce Modalità Fuga del nostro cervello.
Controllo i messaggi e i post di quel demonio sotto angeliche spoglie che è FaceBook. Tra le varie notifiche alcune pagine pubblicate da un gruppo cui sono (ero) iscritta, il quale pubblica immagini dissacranti, provocatorie, divertenti o serie, i cosiddetti Demotivational.
Tra gli oggetti di queste immagini capitano spesso quelli che tutti chiamano i bimbominkia, la gioventù bruciata figlia di questa società malata, riconoscibilissima dalle imbarazzanti foto fatte alle specchio da ragazzini in tenute ridicole o quasi pornografiche nel caso di ragazze. Niente di nuovo in realtà. Le foto sono prese in rete dove sono libere e sempre manipolate a insaputa degli incauti soggetti, ovvio.
Stavolta un ragazzo se n'è accorto, un ragazzino, che si è visto deriso in un Demo fatto con una sua foto obiettivamente ridicola, tolta dalla sua condivisione privata probabilmente da un "amico" tra i suoi contatti e fatta circolare in rete.
Sul web bisogna agire con cautela, anche quando l'istinto ti dice diversamente, dato che è tutto sotto gli occhi del mondo.
Invece, questo povero sventurato ha avuto l'ingenuità di denunciare pubblicamente il furto della foto, avanzando minacce, scoprendosi in maniera pressochè suicida.
Da qui una spirale di eventi che potete immaginare. Gli scherni hanno raggiunto livelli senza controllo, la gogna ormai era eretta, e il ragazzino si è accorto troppo tardi dell'errore madornale. Nemmeno i suoi tentativi di abbassare i toni sono serviti, anzi.
Nella resa è stata vista solo un'occasione vile di infierire, di gongolare ancora di più, come in preda ad un orgasmo. Auguri di morte, pagine a suo nome create per umiliarlo, a decine in pochi minuti, roba da far lavorare la polizia postale per settimane. Così tanta rabbia, tanta cattiveria, del tutto disinteressata e per questo la più crudele e feroce, mi ha lasciata senza fiato. Nessuna pietà, nessun perdono. Febbre delirante di malvagità, il tunnel di una droga più eccitante dell'anfetamina.
Quasi nessuno che lo difendesse, davvero in pochi, e a proprio rischio e pericolo.
Il popolo chiedeva sangue per dissetare la ghigliottina del web, e chi si opponeva rischiava di finire sul patibolo a sua volta per mano di una bolgia che non voleva vedersi guastato lo spettacolo da inutili picchi di coscienza, che riconosce nell'umanità e nel rispetto la pretesa di ergersi su chissà quali alti scranni, solo perchè lei è abituata a strisciare nel fango. Credere i buoni su un podio arrogante quando sono altri ad aver sceso le scale è la prassi per distogliere lo sguardo dalla propria sporcizia.
Ho abbandonato definitivamente questo gruppo con cui mi ero spesso divertita, gestito da uno staff tutto sommato intelligente, ma che davanti all'esaltazione di un pubblico via via diventato sempre più marcio, per paura della sua furia non ha ceduto alla coscienza cancellando la foto e i post insultanti, preferendo mantenere il favore della massa urlante che mai gli avrebbe perdonato la resa.
Un piccolo Terrore virtuale, ma realissimo. E nessuna Primula Rossa.
La cosa più agghiacciante? Oggi è come se non fosse successo niente.
Quelle bestie sguaiate che ieri ringhiavano incitando all'odio e alla violenza, oggi sonnecchiano e si lisciano il pelo.
La tempesta è finita, ma il cielo non sembra più amichevole come prima.
Quando tempo fa dissi al mio professore di Web 2.0 che non mi piaceva granchè FaceBook, mi guardò con un mezzo sorriso alla "non capisci un cazzo", e io lo guardai come un vecchio guarda un giovane esaltato, con pazienza e quasi con compassione. La cosa grottesca è che io avevo 22 anni, lui è sulla quarantina.
L'episodio di ieri non fa che confermare la troppa neofilia e la profonda ignoranza intorno al web, da una parte demonizzato perchè "troppo democratico", cosa scomoda soprattutto per chi detiene il potere sociale, e dall'altra esaltato come un dio, come un oracolo, come la vecchia nonnina di colore che Neo va a trovare per sapere la verità assoluta e indiscussa, come l'Eden della libertà d'espressione senza conseguenze. Paradise Matrix.
Dove tutti hanno il diritto e il DOVERE di dire la propria, di suonare la propria campana, di unirsi al coro anche se stonati e non conoscono la canzone.
Dove Democrazia e Anarchia possono avvinghiarsi l'una con l'altra unite in un bacio osceno, in un ballo da fiera dove il ritmo è così incalzante che non sai a chi stai schiacciando i piedi, e non ha importanza.